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  Home > Divano rosso > 26 Cuore Sacro
 

A TUTTI GLI SGUSCIATI ...

Dopo una breve, ma interminabile pausa ecco nuovamente divanorosso, molte cose sono cambiate, la grafica il testo, ...le parole di fabio quelle no, con la sua coerenza e il suo tipico linguaggio intimista e spontaneo, ritorna a parlare di un nuovo film, di un film di Ozpetek...un'altra cosa è cambiata.... io questro film non lo ho ancora visto, mi sarebbe piaciuto andarci la prima seracome lui, con lui, ma forse è meglio cosi ne sento parlare, bisbigliare ancora un po e poi vado anche io a vederlo, tanto fabio ci ritorna volentieri...io non ho ancora potuto avere un po di tempo libero per il cinema perchè come dice il Siri ...ora sono un libero professionista!
Giacomo Airaldi

Squarciare un cuore colmo di un nulla apatico e strapparne l’anima candida della luce.?

 

Rieccoci qua,è passato un po’ di tempo, c’è una veste nuova per queste pagine, e solo ora mi è tornata la voglia di scrivere quello che ho visto, sentito, letto, ascoltato. Sapete, ogni tanto c’è bisogno di una pausa, da quello che si fa e soprattutto da se stessi.

Ma è tornato Ozpetek, e figuriamoci se non ero già lì pronto al varco per il suo nuovo film “Cuore Sacro”. Ovviamente primo spettacolo del primo giorno di programmazione. In testa una gran attesa, la mia solita dose di diffidenza per ogni film nuovo, e soprattutto in questo caso dove le premesse erano di una pellicola dall’argomento non facile.La religione

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Titoli di testa, musica, prima inquadratura, un minuto e mezzo di film ed è già crollato ogni mio dubbio. E’ Ozpetek, c’è lui in ogni fotogramma, in ogni sfumatura di luce, in quella brezza leggera di una terrazza romana, carica di tensione, di sentimento, di paura. Inizio tragico, che ti lascia a bocca aperta, non te lo aspetti.

La storia di Irene, una giovane donna in carriera, che vuole apparire, gelida, decisa e austera, ma che dentro è un travaglio di emozioni. Emotività che affiora quando Irene si ritrova a scontrarsi con il fantasma di sua madre, personificata da una stanza vuota, un richiamo antico a valori passati, a sensazioni sopite, a percezioni sfumate che attendono di essere svelate.

Una scoperta di ciò che si è stati, ciò che si è e ciò chi si sarà permeata da un misticismo che non è cattolico, mussulmano, ebreo, o di qualunque altra religione. E’ un aura mistica laica fatta solo di sensazioni a pelle, che mano a mano scendono dentro di noi a cercar di togliere quel velo di certezze incerte che copre il nostro cuore sacro.

Irene lo fa partendo dal rosso di pareti che scrivono parole sconosciute al suo cuore, incomprensibili solo a chi non ha ancora visto la luce del proprio io, cerca uno specchio in cui riflettere l’immagine di sè che sta cercando. E non lo trova in quella stanza senza specchi, ma girando per le strade di Roma. E’ lì che vede riflessa se stessa, negli occhi di una ladruncola, nei bisognosi che non chiedono, nella dignità delle persone la cui vita per scelta o per caso ha deciso di scivolare senza lasciare nulla.

Tutto il film è nell’immagine di Irene sdraiata nel letto della madre, avvolta da un vestito da sera rosso come il cuore che lei aveva dimenticato di possedere. Il suo risveglio in una mattina chiara di luce, e la domanda ingenua di una donna bambina..”Vedi i gabbiani volare?”

Forse è giunta l’ora di far volare il proprio cuore, di non nasconderlo dietro se stessi, dietro l’armatura che indossiamo, lasciarlo libero di viaggiare, posarsi su ciò che lo attira, lasciarlo cadere , raccoglierlo, sentirlo pulsare nelle proprie mani e rendersi conto che forse non esistiamo soltanto, ma viviamo.
Viviamo per noi e per gli altri, è come quando guardi dal finestrino di un treno e vedi la vita che scorre intorno a te, vedi gli altri lavorare, correre, ridere, piangere e allora ti accorgi che siamo tutti uguali, che proviamo le stesse emozioni, le stesse paure, le stesse gioie.
Che viviamo tutti la stessa vita e se non è così allora c’è qualcosa di sbagliato che solo noi possiamo cambiare.

Il film di Ozpetek affronta tutto questo, con la sua capacità unica di arrivare dritto al cuore dei sentimenti e delle sensazioni più nascoste ci destabilizza con un racconto apparentemente semplice e forse a volte semplicistico. Però efficace, tragicamente efficace.

Lo si può accusare di buonismo, di ipocrisia, di quello che si vuole ma lui ha raccontato una storia, e l’ha raccontata come lo sa fare lui, con un gusto cinematografico da invidiare, sorretto come sempre da una colonna sonora efficace del fido Andrea Guerra, una fotografia da incorniciare, la sua cifra stilistica personale. Sarebbe già stato un film da vedere solo per gli aspetti tecnici, ma ancor di più se volete farvi portare sulle ali di un gabbiano alla ricerca del vostro Cuore Sacro.

Fabio Siri


fabiosiri@inwind.it

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Ideazione e realizzazione Airaldi Giacomo - Luogo di pubblicazione: Italia - Hosting by: Aruba.it- Update: 10-Mar-2005