MUCCINO CI GUARDA DALL’ALTO
Immagini come sguardi profondi sui sogni mancati di vite che vogliono sentirsi degne di essere vissute.
 
Finalmente arriva sugli schermi l’atteso “Ricordati di me”.Quarto film di quel regista-prodigio che è Gabriele Muccino.Ancora una volta si è occupato di rapporti familiari, come già in “Come te nessuno mai”e ancora di più nel fortunato “L’ultimo bacio”, ma questa volta nelle sue sfaccettature meno evidenti e per questo più pericolose ma interessanti.E’ tornato con le inquadrature particolari, come la  ripresa dall’alto dei protagonisti ancora nel sonno, che da sola ci fotografa immediatamente la situazione. Il ruotare con la cinepresa intorno ai dialoghi e le discussioni fanno trapelare dallo schermo ogni sfumatura come se quelle parole le stessimo pronunciando noi e venissero dal nostro io: noi siamo Giulia, siamo Carlo oppure siamo i loro figli Paolo e Valentina.
 

Ma non è che la vita di una famiglia in cui non c’è comunicazione è questo sarebbe ormai troppo scontato per essere raccontato, ma c’è rancore ed è questo, per assurdo, il sentimento che li lega ed allo stesso tempo li tiene su un filo impercettibile sempre pronto a spezzarsi. Possiamo essere un padre, Fabrizio Bentivoglio,scrittore mancato che ha bisogno dell’emozione  di una relazione extraconiugale con una bellissima Monica Bellucci (questa è la parte a cui tutti i maschietti ambiscono)per capire la sua strada. Siamo una madre come Laura Morante  che ha sacrificato sull’altare del matrimonio le sue velleità da attrice. Se siamo più giovani siamo un figlio come Silvio Muccino, fratello del regista, che cerca se stesso senza trovarlo e scarica la colpa sui genitori. Oppure una figlia, come la debuttante Nicoletta Romanoff il cui desiderio è quello di finire in televisione con ogni mezzo.Siamo in ogni caso persone insoddisfatte che hanno tutto della vita, un lavoro una casa splendidamente arredata ma ci manca la cosa più importante la completezza e non ci chiediamo se noi abbiamo vissuto o combattuto per averla, attribuiamo responsabilità agli altri per colpe solo nostre. 

La vita narrata nel film si sviluppa su un tappeto musicale estremamente azzeccato (curato da Paolo Buonvino già produttore di Carmen Consoli)con quattro storie separate che corrono parallele tra discussioni accese, primi piani rivelatori  e sono legate dal sorriso falso incerto e nevrotico della madre Giulia che vuole auto-convincersi che tutto stia andando bene…Spicca su tutto proprio la bravura della stessa Laura Morante, talmente nella parte da essere in alcuni momenti sopra le righe e quasi eccessiva nei suoi isterismi. In questo Muccino ha peccato di ossequio nei suoi confronti,intimorito da tanta bravura.Bentivoglio appare come sempre sicuro nel suo ruolo ed anche la Bellucci, che bisogna essere onesti non ci ha ancora offerto una prova del suo talento , appare convincente e con la sua bellezza illumina e riempie lo schermo. Un discorso a parte va fatto per la Romanoff davvero brava nella parte di questa figlia cinica ed arrivista, Muccino è uno dei pochi registi che ha il coraggio di osare affidando parti importanti ad attori esordienti  facendo sempre centro.

In tutto il film ci sono primi piani dei protagonisti che colgono l’essenza dei personaggi ma sono quelli di Valentina che colpiscono, il suo sguardo allo specchio, sicuro e deciso perso nella sua bellezza ci spaventa e ci dà la misura dell’ambizione umana.Muccino è veramente bravo a raccontare storie semplici fatte della realtà quotidiana, nella migliore tradizione della commedia italiana, probabilmente se  tirasse fuori una  vena ancora più ironica ed amara si potrebbe accostare a grandi registi come Monicelli e Risi.Alcuni lo criticano perché troppo americano o troppo televisivo. Pura invidia. Lui è uno dei pochi registi che arriva al cuore semplice dello spettatore e non lo lascia indifferente ma lo fa riflettere.

Con lui i film sono troppo vicini al prodotto televisivo?E  se fosse il prodotto televisivo che si sta avvicinando a quello cinematografico?Forse c’è in Muccino un linguaggio nuovo fatto della semplicità delle trame televisive con la profondità che solo lo schermo cinematografico regala.La grande major Miramax ha deciso di cooptare il regista per un film negli Stati Uniti,speriamo non lo snaturino e ce lo restituiscano così vero. Meglio un ottimo racconta-storie italiano che un mediocre regista internazional.

 

Fabio Siri
sirifabio@tin.it
 
dal 14 Febbraio al cinema
www.ricordatidime.com