CUORI MECCANICI

Andare a dormire per non cercare risposte e rendersi conto che la risposta è una sola, davanti a noi, tutte le mattine riflessa nello specchio.

Sinceramente questo libro l’ho atteso, come mi capita raramente, lo sapete sono rimasto affascinato dalla prima opera di Andrea Mancinelli, ed era inevitabile che attendessi con curiosità la sua seconda fatica. Ed ora eccoci  qua di nuovo a parlare di lui, del suo modo di scrivere, della sua incredibile profondità. Conquistato subito dalla quarta di copertina “Se pensate che dissipare la vita in questo modo sia normale, potete fermarvi qui. Mi prendo queste poche righe per non farvi sprecare tempo. Se state bene come state, forse non abbiamo molto da dirci.” Una delle quarte migliori che io abbia mai avuto occasione di vedere, mi sono buttato a capofitto nella lettura.Cuori Meccanici narra la storia di un giovane brillante e apparentemente determinato. Lanciato in una carriera di pubblicitario è circondato dal più classico dei cliché anni ottanta della Milano da bere. Ma come ormai Mancinelli ci ha abituato dietro c’è molto di più, questo racconto di una vita frenetica da dongiovanni nasconde qualcosa di indeterminato e poco limpido sulla superficie. Ogni personaggio è come una matrioska, nasconde al proprio interno qualcosa di più piccolo apparentemente vuoto, ma se si scava nel profondo troviamo sempre un pezzo in più, un aspetto nuovo e più profondo di una personalità acuta e mai scontata. Dietro una critica aspra ed esistenziale dello stile di vita a cui siamo ormai conformati, nel nostro scontrarci quotidianamente con ineluttabili bisogni, creati da menti superiori, solo nella scala sociale, e non più elevate per meriti di raziocinio. Ci ritroviamo invischiati in rapporti precari, veloci nel tempo e in quello che lasciano. Poi all’improvviso,quando ci sentiamo più vulnerabili, proprio come la mattina quando ti alzi con quel senso di svogliatezza e apatia, e pensi che vorresti rimanere a letto per guadagnare tempo, ti scontri con un evento nuovo, un telegiornale apocalittico, una persona misteriosa e per questo affascinante, una telefonata inattesa.

Allora tutto ti si presenta davanti in una forma nuova e pensi che potresti essere diverso, che tutto quello che ti circonda potrebbe essere diverso, forse migliore. Perché tutto è fugace e instabile,pronto ad essere cancellato da un virus informatico che in un momento indefinito modificherà il sistema e farà saltare tutto quello che abbiamo creato. Sei circondato da precarietà, sul lavoro, ma a quella ormai ci siamo abituati, nei sentimenti, e a questa non ci abitueremo mai. Non ci abitueremo mai perché noi siamo animali con intelletto non solo d’istinto, che provano emozioni, con ogni parte del corpo, tocchiamo con gli occhi, ascoltiamo con le mani alla perenne ricerca di un senso dell’esistenza. Ma non sarà necessariamente una Clara a caso a metterci sulla strada giusta, saremo noi a scegliere il pretesto giusto per farlo guidati dal nostro destino che da bravi cuori meccanici stiamo costruendo. Mancinelli ci guida sul sentiero che i personaggi hanno deciso di percorrere, consciamente o incosciamente, leccandosi le ferite più profonde, a volte autoinflitte, a volte procurate da situazioni contingenti. Questo libro è quindi un percorso attraverso situazioni divertenti e altre drammatiche, serate leggere di cene affollate, e solitudini di pianti sanguinanti. Una strada che non sappiamo dove ci conduce geograficamente ma siamo perfettamente coscienti del tragitto che dobbiamo percorrere, prima tappa? Noi stessi. Mi permetto ancora solo una piccola nota su questo libro, un piccolo riferimento all’autore che in maniera profonda e matura, con uno stile che ormai è il suo ci mette sul percorso che vi dicevo e lo fa con uno spessore ed una capacità di coinvolgere rare. Uno splendido passo in più nella ricerca di un legame tra le parole senso e vita, per permetterci di capire che usarle nella stessa frase non è necessariamente un ossimoro, ma può essere un modo di mettere in moto quegli ingranaggi un po’ arrugginiti o a volte semplicemente lenti dei nostri cuori meccanici. 

SIRI FABIO

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