ALEXANDRA ZAMBON
[ ABITARE VIAGGIANDO ]

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"Una storia d'immagine e di immaginario...  Una favola tutta nostra ,legata alla fuga & al tecnicismo"  

 [  BDB ] 

 

“cio’ che metti sulla carta e’ gia’ dove sei stato. Per dove stiamo andando ancora non c’e’ carta”

andre lorde

si puo' vivere la citta' nei suoi frammenti, 
nell'economia del suo disordine, nella penombra di una decadenza immaginata.
in questo modo la citta' non si vive solo come realta' fisica, come la somma 
delle sue storie, memorie e momenti,
"ma piu' all'insegna di quella che i situazionisti chiamavano psicogeografia:
quel lasciarsi trasportare che porta a riscrivere il testo urbano
nei termini di un desiderio che prende al laccio l'inaspettato,
l'incalcolabile, la situazione." 

(paolo desideri, attraversamenti, genova - milano 1997)

foto01

franco raggi

stairs with villa, 1975

i progetti e i testi presentati rivelano in tutta la loro portata la situazione esistenziale contemporanea, che alterna una vita stanziale a un'esistenza in viaggio.La metropoli viene cosi' considerata come insieme di rapporti sociali mobili e mutevoli, dove la casa puo' diventare un'unita' modulare riducendo al massimo gli utensili per poter trasportare la propria cellula traslocando. la continua evoluzione delle tecnologie trasformano di continuo il modo di vivere e di rapportarsi con lo spazio reale e virtuale portando a nuove riflessioni sull'abitare contemporaneo.
nonostante i molti esempi le abitazioni mobili restano l'eccezione nel mondo moderno, ma confermano quanto sia necessario "pensare un progetto e un'architettura che ascoltino e restituiscano la differenza,che non si pongano come costituzione forte di esperienze totalizzanti ma si muovano nel senso della sperimentalita',
della dialogicita' e dell'apertura."

  (evelina calvi, tempo e progetto, milano 1991)

foto02

john hejduk,
lancaster-hanover mask,
1979-1983

 

foto03

casa mobile, 1996

foto04
adam page,
executive box/vip,1997

 

se immaginiamo l'architettura come metafora dell'esistenza o 
? come era nell'antichita' - metafora dell'universo intero, 
ci sembra che oggi l'architettura non possa essere pensata
se non come la somma di frammenti. 
somma di luoghi non continui ma disegnati piuttosto da percorsi piu' o meno inaspettati, piu' o meno avventurosi, di volta in volta reinventati. 
cosi' ettore sottsass definisce l'architettura, 
come specchio della frammentarieta' dell'esistenza contemporanea, 
somma di eventi in cui e' forse inutile mettere ordine.


(ettore sottsass, sottsass associati 1980-1999 frammenti)

 

foto05
jean nouvel,
camion multimediale elettronico,1990
foto06
atelie van lieshout,
information stand,1996
i filosofi dell'illuminismo avevano promesso che
la scienza e il progresso
avrebbero portato tanti benefici alla popolazione:
benessere, salute, mobilita'.
dall'inizio del secolo, la macchina automobile
evoca il mito del centauro, 
che e' il mito della fusione fra intelligenza umana
e forza animale.
conosciamo bene i risultati di tali esperienze:
grandi raduni di airstream nelle riserve naturali americane, 
lunghe file di caravan
sulle strade estive, campeggi stracolmi,
mobile homes che non si spostano mai…
dalla citroën alla maison citrohan di le corbusier,
fino ai progetti di fuller,
la questione della mobilita' della casa 
sembra aver lasciato il campo
ad una tanto imperante quanto deludente
tecnologia applicata.
ora e' possibile riconsiderare la questione 
della mobilita' da un punto di vista architettonico?


john hejduk, la casa mobile e la condizione nomadica

foto07
vito acconci,
citta’ mobile lineare,1991

 

foto08
atelie van lieshout,
modular building system,1994
 

i nostri treni, aereoplani, le nostre automobili,
per esempio, possono essere visti
…come dei palazzi mobili
e il fatto e' che questa nazione (stati uniti)
ha oggi 400.000 famiglie che vivono in roulotte.
questi veicoli, case mobili, influenzeranno l'architettura futura.
noi siamo gia' a conoscenza di progetti di case mobili,
case di salute per esempio,
in grado di girare secondo la posizione del sole.
nell'architettura di frank lloyd wright.
in particolare la casa kaufmann a bear run,
sbalzata a travi, assomiglia piu' ad un aeroplano che a un edificio tradizionale…


laslo moholy-nagy, space-time and the photografer

foto09
ron herron,
cities moving,1964

 

ill concetto di nomadismo,
intuito da alcuni protagonisti della mostra italy: the new domestic landscape,
a distanza di un quarto di secolo, 
e' diventato un'esigenza reale all'interno 
delle strutture organizzative sia sociali, sia economiche
del nostro vivere quotidiano…


(aldo colonetti, mondi culturali, ottagono 122)

lo spazio pubblico, in un'eta' elettronica, e' spazio in movimento.
lo spazio pubblico non e' spazio nella citta', ma e' la citta' stessa.
non nodi stradali, ma arterie di traffico; 
non edifici e cortili, ma strade e ponti. 
lo spazio pubblico sta uscendo di casa, rinunciando a tutte le comodita' dei
luoghi di incontro che sostituiscono la casa.
lo spazio in movimento e' la
vita in liberta'. non c'e' tempo per parlare, non c'e' bisogno di parlare,
dal momento che abbiamo tutte le informazioni dalla radio 
che ci portiamo dietro. 
non c'e bisogno di una relazione personale, 
dal momento che abbiamo gia' molteplici relazioni con voci alla nostra radio…

lo spazio pubblico, in un'eta' elettronica, e' spazio in movimento.
lo spazio pubblico non e' spazio nella citta', ma e' la citta' stessa.
non nodi stradali, ma arterie di traffico; 
non edifici e cortili, ma strade e ponti. 
lo spazio pubblico sta uscendo di casa, rinunciando a tutte le comodita' dei
luoghi di incontro che sostituiscono la casa.
lo spazio in movimento e' la
vita in liberta'. non c'e' tempo per parlare, non c'e' bisogno di parlare,
dal momento che abbiamo tutte le informazioni dalla radio 
che ci portiamo dietro. 
non c'e bisogno di una relazione personale, 
dal momento che abbiamo gia' molteplici relazioni con voci alla nostra radio…


(vito acconci, lo spazio pubblico in un tempo privato)

 

foto10
will ramstein,
abitainer,1964
foto11
atelie van lieshout,
autocrat selfcatering caravan,1997
foto12
jean maneval,
pre-negozio viaggiante,1967
negli anni dal dopo guerra ad oggi, la metafora del nomade 
e' stata una frequente risorsa per l'interpretazione 
delle abitudini del soggetto post industriale.
questo soggetto nomade, tuttavia, ha subito una trasformazione parallela 
della definizione che lo definisce o lo descrive.
se negli anni '60 era ancora un ibrido tra il robot della fantascienza 
"alla archigram" e l'uomo naturale "alla rayner baham", l'hippy, 
il lavoro di toyo ito e' esemplificato dal soggetto stesso,
precedentemente descritto nel suo girovagare,
ha totalmente abbandonato la militanza tecnica e vitale 
per consacrare i suoi interessi 
ad un maggiore riconoscimento della propria soggettivita'…

 


toyo ito, the tokyo nomad woman.

 

 

 

 

 

foto13
franco raggi,
sistema di muraglie mobili, abitabili,1975
foto14
krzisztof wodiczko,
poliscar,1996
 

 

 

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