Talvolta i progetti accadono, quasi senza sforzo. E’
ciò che è avvenuto all’interno di questo
piccolo spazio di circa 28 mq.
Il risultato?
Un piccolo studio di architettura e allo stesso tempo uno
spazio dove isolarsi: un interno nell’interno. Un ufficio
che all’occorrenza può trasformarsi in rifugio
abitativo, un “unitè de survivance” per
concorsi, nottate o semplicemente per pensare in solitudine.
L'intero progetto muove quindi da un'ipotesi: disegnare una
casa/studio apparentemente aderente alle esigenze del proprietario,
sottolinearne il carattere spaziale in modo da rendere discontinua
(e quindi non scontata) la percezione dello spazio.
Il ruolo del dettaglio, in questo caso, diviene un semplice
approfondimento di scala, da verificare in alcuni punti significativi.
Dettaglio risolto con inventiva coincidente con i semplici
elementi strutturali e di arredo: la centralità di
una parete che si trasforma in schermo di proiezione all’occorrenza,
le “porte-pannello” a tutt’altezza che si
lasciano trafiggere da “lame di luce” al calar
della sera, le adiacenti librerie che ne proseguono e rafforzano
il disegno, il gioco di specchi che raddoppia gli arredi e
gli spazi oltre a proseguire le linee orizzontali delle mensole
sul muro, il leggìo che con una veloce rotazione si
trasforma in piano di appoggio (ad esempio per un proiettore).
Infine l’accento posto su alcune funzioni, ad esempio
i quadri realizzati con stoffe disegnate da architetti come
Charles & Ray Eames o Verner Panton enfatizzate in questo
nuovo utilizzo, come per sottrarle ad una scontata quotidianità.
Ciò che prevale è l’uso della linea retta,
sinonimo di chiarezza e semplicità, economia, astrazione,
la prevalenza dei piani bidimensionali, sempre fortemente
accentuati: setti murari, pavimentazioni in gomma, come per
gli spazi pubblici, che accrescono il senso di sconfinamento
fra interno ed esterno. Nonché il ruolo centrale assegnato
alla luce, naturale o artificiale, con la quale il progettista
gioca modulandola diffusa, morbida, in costante dialettica
con l’ombra.
Ma anche l’abolizione di ogni colore, che ne deriva
dai materiali stessi, con il prevalere dei diversi toni del
bianco (nei muri come nelle opere in ferro o negli arredi),
dei toni caldi del legno (ad esempio “il legno di pino”
nella libreria a parete o nello spazio letto) e del grigio
antracite del pavimento.
Un lusso dato dalla perfezione dei particolari.
Architetto Nicola Auciello
Progetto: Architetto Nicola Auciello
Collaboratore: Architetto Monica D’Alò
Foto: Na3 Studio
Realizzazione: 2003
-Palazzo del 1967
-piano quarto
-mq. Appartamento 120, mq intervento 28
MATERIALI E ARREDI:
Pavimenti in gomma industriale Pirelli.
Opere in Ferro: ARTIFER (Civitavecchia)
Pareti : pittura lavabile bianca
Armadiature e librerie: quadrello di ferro 2 x 2 cm con mensole
in bilaminato e cristallo float 1.2 cm con piani in legno
di pino.
Leggìo in quadrello di ferro 2 x 2 con base in peperino.
Porte: lamiera di ferro e quadrello di ferro 2.5 x 2.5. Altezza
porte 3 metri. Larghezza porte 1 metro.
Tavoli: De Rosso
Quadri: Kvadrat
Poltroncina di Charles & Ray Eames per
Sedie Bluebelle di Ross Lovegroove per Driade.
Lampada DiaBlo di Achille Castiglioni per Flos.
Lampada May-Day di Kostantin Grcic per Flos.