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I GIOVANI NIPOTI DI NEUTRA
Attorno allo studio Rossi e a villa asp in costruzione

immagini studio rossi | scritto di giacomo airaldi

 

Esiste qualcosa nello studio Rossi,
qualcosa di magico, qualcosa di strano, qualcosa di indefinibile,
forse è un virus maledetto che azzera le lancette degli orologi,
che contamina i pensieri, che allieta le domeniche e le serate,
che diffonde un fresco profumo di aria fresca.
Tra tavoli sempre colmi di cartaccie, libri, cataloghi e ammennicoli vari si aggira
uno zio giovanissimo, un bravo ragazzo, una curiosa fanciulla, un diligente elfo,alcuni collaboratori saltuari, un fanatico dell' HADID in trasferta ligure.
Alla mattina iniziano a ridere e a lavorare nello stesso tempo,
perché per loro progettare,
lavorare è come “respirare ; una funzione vitale ne troppo lenta ne persistente ma costante” come diceva corbu. ( e questa frase è scritta anche sulla cassetta dello scarico del WC)
Lo zio giovane, giovanissimo, ma oramai con l’esperienza dello zio,
coordina e diffonde come per indovena una sola grande ed unica cosa:
la dose quotidiana di passione.
Si respira un’aria serena e primaverile allo studio Rossi,
siamo in provincia si, ma che importa!?
Si lotta con gli sciacalli, con i leoni, con le normative ma tutto si supera o si sistema.
Un giorno un concorso, un giorno un incarico di regime, un giorno un committente colto ed illuminato, un altro uno che l’architettura pensa sia il capriccio dello zio ecc ecc
Ma tutto procede, si macina… si pensa.


Ecco appunto…
Se per un attimo mi libero dell’appellativo di bravo ragazzo
( chissà poi perché i discoli sono sempre etichettati così)
e guardo lo studio Rossi, dall’alto da molto in alto, con il dovuto distacco…
senza credere di farne parte
devo ammettere che in quel luogo a due livelli, al numero 27 di una strada di provincia
si fa un’unica, piccola grande, cosa.
Si cerca di pensare….di fare dell’architettura pensata.
Mi ritrovo sul tavolo il progetto di una villa monofamiliare,
me la ritrovo quasi impacchettata perché tanti giovani,
tanti collaboratori sono passati dalla mia scrivania…
un gesto progettuale semplice, indolore,
che potrebbe persino passare inosservato ad occhi distratti
gesti semplici, piccole pieghe di un muro di contenimento che nasconde e protegge il piano terra dell’abitazione, una scala minimalista in ca agganciata come un monolite al muro che sembra farti lievitare non appena inizi a salire….
Cuffie, ampie vetrate…luce che filtra dall’alto.
Un patio dal quale si intravedono i terrazzamenti liguri e i muri a secco, gli ulivi…il cielo
Un salone ampio dal quale attraverso semplici serramenti a disegno si accede al loggiato
dal quale scrutare i mille colori della mediterranietà…
dai verdi, agli azzurri, passando per i grigi , dagli alberi al mare, passando per la pietra locale di rivestimento, e il panorama mozzafiato su uno dei borghi più belli di liguria.
Un architettura, perché di questo stiamo parlando se pur in costruzione,
che dialoga e completa il “villaggio del Poggio” dell’architetto Leonardo Mosso dei primi anni sessanta.
Architetto, insegnante, già allievo di alvar alto progetta un organismo
descritto dalle balze naturali del terreno, parallele ad esso e concentrato in piccoli nuclei
organizzati in corrispondenza del lato a monte per favorire il massimo godimento del verde in prossimità delle abitazioni (pubblicato sul catalogo bolaffi dell’architettura italiana del 1963 – 66).


Dopo Mosso, tra pini marittimi, cipressi mediterranei, e ulivi è arrivato lo studio Rossi,
con la villa su due piani, uno fuori terra e l’altro parzialmente seminterrato per non far apparire la casa troppo “alta” , disposta planimetricamente in modo da completare l’organico villaggio del poggio progettato da Mosso.
L’aspetto formale della casa è determinato da un’attenta lettura critica degli elementi compositivi ed architettonici che caratterizzano le case del poggio: è prevista la conformazione morfologica a volumetria piena e materica, l’adozione di elementi architettonici ricorrenti quali la finestra a proporzione quadra ed a filo arretrato rispetto alla facciata, la chiusura a scuri in legno, la copertura piana a giardino, il camino massivo, il basamento in pietra, ecc.
Un muro in pietra attraversa interamente la casa, si insinua nel suo interno, nelle sue viscere, perimetrando prima la cucina e poi il patio e l’esterno del giardino.
Una fessura grigliata sul pavimento lo distacca, la pietra è illuminata dalla luce naturale proveniente dall’alto durante il giorno, mentre alla sera la casa si chiude in se stessa e le pietre sono illuminate da apposita illuminazione artificiale predisposta nella fessura.
Il livello inferiore dispone di solo due bucature; la prima è aperta dietro una feritoia ricavata dallo slittamento del muro perimetrale, al fine di non apporre alcuna finestratura sulla facciata. La seconda apertura è prevista sulla facciata nord, in corrispondenza del secondo patio. Sicuramente l’elemento architettonico caratterizzante il villaggio del Poggio è il particolare taglio della finestra. Il muro, lasciato nel suo materico spessore, ospita le bucature incastonate all’interno di profonde nicchie. Le finestre quindi partono da un filo molto arretrato rispetto all’esterno della facciata, penetrano negli spigoli e tagliano il muro con aperture dalle proporzioni tipicamente mediterranee.
Una delicata chiusura pieghevole in legno a vista conclude la finestra tipo.
Il progetto propone l’utilizzo della finestra in coerenza con quanto introdotto dal progetto originario di Leonardo Mosso; in virtù di ciò ogni altro elemento caratterizzante, quali i camini, il tetto-giardino, la leggera cornice di gronda, le proporzioni a volume chiuso, sono riproposti al fine di armonizzare l’inserimento della casa in progetto.
Il patio è l’elemento ricorrente dell’abitare mediterraneo.


Un’architettura attenta al contesto, organica ed essenziale che prende in prestito il linguaggio di un Neutra. L’immagine finale mi ricorda la Casa Kaufmann di Palm Springs in California del 1946, sublime bellezza ed essenzialità, tetti piani, superfici orizzontali interrotte da camini, ampie porzioni vetrate su un contesto che oggi chiamiamo paesaggio in maniera referenziale quasi a volerci scusare delle barbarie passate. La casa, secondo Neutra, non può confondersi nella realtà con il paesaggio perché gli elementi che la costituiscono derivano da magazzini o laboratori e la loro curabilità nel tempo è infinitamente minore degli elementi del deserto in cui costruiva. L’ opera umana è infatti artificiale e come tale temporanea. Neutra ci mostra un ricercato rapporto tra natura e architettura, cercando di migliorare il comfort e gli standard di vita dei californiani. Lavora sul costante rapporto tra interno ed esterno. Non mi permetto di accostare villa asp ad un Neutra o addirittura a Wright, nostri sublimi maesti, ma se è vero che un buon progetto di architettura, un progetto di qualità nasce da questi valori, questa villa dello studio Rossi è sicuramente un’opera prima, pensata, attenta…
E se è vero che un progetto può ritenersi riuscito quando non ci si dorme di notte, posso assicurarvi che per i progetti di Mario Clemente Rossi è cosi, perché lui, noi, progettiamo costantemente andando al cinema, andando in moto o cercando di addormentarci…
Perché questa è la nostra passione, abbiamo deciso e continuiamo a crederci nonostante le mille difficoltà quotidiane. E’ la nostra “febbre” portata dal virus malefico.


Come disse Neutra , il pionere dell’architettura ecologica nel suo libro “Survival Through Design", scritto più di cinquanta anni fa, e ampiamente dimenticato :”Tutti in nostri costosi investimenti a lungo termine nel nostro ambiente costruito, dovrebbero essere legittimati solo se i progetti possiedono un alto e dimostrabile valore (qualità) di vivibilità (sostenibilità). Tali progetti devono essere sviluppati da una professione educata in responsabilità sociale, qualificata, e attenta a contribuire alla sopravvivenza della specie che corre il grave pericolo di autodistruggersi".Forse Neutra è passato da qui? Ha conosciuto qualcuno dello studio Rossi. Non lo so ma mi piace pensar di si, perchè questa come mille altre colte, intelligenti, e come mille gesti progettuali sono il pane quotidiano di Mario Clemente Rossi Architetto. Peccato per due sole cose, la villa non ha la piscina e lo studio Rossi affonda le sue radici solo al razionalismo…peccato …ma credetemi non è poco! È il suo modo per galleggiare, non costruire vasche per non annegare!

Giacomo Araldi airaldi@archandweb.com

 

credits: studio rossi
mario clemente rossi architetto
hanno collaborato al progetto:

arch. G. Airaldi, arch. F. Fabiano, arch.L.Latini, arch.C. Manarola, arch.M. MArrancone, arch.M. Mori,geom. M. Pera

consulenti: A.Scarpati (geologia), G. Saguato SALP(strutture), C. Giordano (topografia)

tema del progetto: villa

committente: Privato

luogo: Loc. Poggio, Cervo (IM)

Cronologia: progetto 2004 - cantiere 2006

 

WORKS in PROGRES >>

ogni mese verrà pubblicata una foto del caniere, tassello dopo tassello, nasce l'architettura...

prossimamente >> 01.01.2006

Mario Clemente Rossi

Mario Clemnte Rossi e nato a genova il 17 giugno 1969.
F ormato a genova con guido campodonico e francesco venezia, laureato in architettura a genova ha frequentato lo studio di scultura di lorenzo garaventa e lo studio di architettura renzo piano building workshop, collaboratore ai corsi di progettazione architettonica del prof. arch. guido campodonico dal 1994 e del prof Enrico Davide Bona dal 2005 e organizzatore del Seminario internazionale di Progettazione a Cervo consulente della Diocesi di Albenga Imperia dal 2001, architetto freelance dal 1996. Crede fortemente nella qualità del progetto di architettura contemporanea e per le sue realizzazioni si rimanda al sito dello studio che attualmente dirige.

Contact:

WEB: http://www.studiorossi.org @ info@studiorossi.org

 

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Ideazione e realizzazione Airaldi Giacomo - Luogo di pubblicazione: Italia - Hosting by: Aruba.it- Update: 21-ott-06