Passeggio con i miei amici, destinazione aperitivo.Dove si
va?..Domanda banale..Stavolta no. Siamo a Madrid, e c'è
da chiedersi veramente dove andiamo..Sulla Gran Via siamo
al centro del mondo, è un po così che ci sentiamo.
Sereni, spensierati, pronti a divertirci e lasciare tutto
il peso delle giornate di lavoro, i problemi, anche quelli
più intimi, alle spalle di quest'albergo a due passi
dalla Chueca, il quartiere più giovane e delirante
di una città che corre verso il suo futuro.
Svoltiamo l'angolo di Calle Hortaleza, schierati come lo
squadrone della morte e siamo travolti dalle voci della gente,
sguardi felici, di amici, di amanti, di vita.
Le luci dei locali mi colpiscono come flash, la mia mente
ripesca una musica che ci ha portato fino a qua. Versi bui
come lame di luce mi tornano a pelle, la batteria scandisce
i nostri passi, la strada mi guarda e io non so guardarla,
come "il mondo guarda e io non so prenderlo". E'
vero quello che si dice spesso non serve allontanarsi da un
luogo per fuggire i problemi perchè è impossibile
fuggire a se stessi.
Baustelle..un cd che ho ascoltato e consumato da mesi è
finito a fare da colonna sonora a un viaggio esperienza che
non dimenticherò mai. Il viaggio che ho desiderato
tanto fare, la conoscenza di una città, Madrid, che
ho cercato a lungo, la conoscenza di me stesso, che sto ancora
intraprentendo e che proprio nella capitale spagnola a segnato
un punto alto.Quasi insperato.
Ora sono solo al crepuscolo, tutti sono andati a dormire
per essere freschi e rilassati per la serata. No, non ce la
faccio, non so se sia l'adrenalina che ho addosso, se sia
il fascino di questo posto sconosciuto, la mia solita ansia
di scoprire, di non perdermi nulla, di non perdere tempo a
dormire, come se tutto questo domani non fosse ancora lì.
O forse semplicemente i miei occhi non saranno più
gli stessi, non saranno in grado di vedere le sfumature dei
colori dei palazzi, le gradazioni di colore di un cielo al
tramonto che si riflette in questi vetri enormi di strutture
lanciate verso l'alto come ponti su un futuro di nuvole morbide
certezze.
O forse è quello stacco di batteria che mi penetra
la mente, è l'inizio de "I provinciali" dei
Baustelle, che non mi fa fermare o meglio che mi immobilizza
in piazzetta della Chueca, giro su me stesso, tutto ruota
intorno a me, le persone, i tavolini, gli arcobaleni che sovrastano
le entrate dei bar. Ma la realtà è che sono
io che ruoto, come una vite storta sto cercando di fissarmi
al suolo, magari instabile, o forse sto cerando di fermare
questo istante perchè non sono stupido se cerco di
vivere a vanvera, non faccio scandalo se sono me stesso, se
parlo con gli sconosciuti come fossero amici di lunga data,
perchè è questo che ti capita a Madrid, tutti
sono li per te, con te, sei uno di loro, sei una persona,
quindi solo per questo degna di essere conosciuta. E allora
riecco i Baustelle che corrono più veloci dei miei
pensieri.."non ho paura, non c'è cura..non so
se sono un uomo ma mi chiamo Fabio e sono come te..vivo!"
Sono uscito dalla discoteca, solo, non ce la faccio proprio
a fermarmi, voglio ascoltare quel vento leggero che rinfresca
le emozioni che ho sudato fino ad ora, questa città
mi parla con voce roca, un po assonata, stanca ma suadente,
gli stessi angoli di Calle della Posta che di giorno mi ubriacavano
di cerveza e risate, che mi scaldavano la pelle e il cuore,
le finte finestre aperte, sono sempre aperte come ad accogliermi
e dirmi che c'è sempre un posto per me o per chiunque
abbia voglia di condividere..un pensiero, un pianto, un sorriso,
una vita intera.
Cammino lentamente respiro il profumo di balconi fioriti
rischiarati da una luna piena, riflessa nelle finestre rigorosamente
senza tende. Chissà cosa stanno facendo dietro quei
vetri, non m'interessa... stanno vivendo. Vedo due ragazzi
che si baciano in un portone poco più in là,
su una panchina un anziano bacia appasionatamente una donna.
Il mio primo pensiero va all'orologio, sono le sei di mattina
e non si è mai abbastanza stanchi o vecchi per amare
mi scappa un sorriso, il cuore mi si riempie di quei baci."verso
d'amore cerca fiato per non soffocare più".Dio
com'è vero...
Sono le sette di mattina, non sono andato a dormire e probabilmente
non ci andrò, proprio come fa questa città che
si assopisce ma non dorme.Torno verso l'albergo, mi prende
male fermarmi, è come se mi costringessi a pensare
a me a dove vivo, a cosa sono, a cosa voglio da me e dagli
altri. Una risposta impossibile da trovare nel mio cuore di
tenebra, ma c'è una luce, uno spiraglio che cancella
il buio, i miei occhi guardano in alto, il cielo di Madrid
si sta svegliando, il chiarore del mattino sta accarezzando
tutti noi in piazza Chueca, e considero che il bagliore che
sta sorgendo è lo stesso che in Italia, allora forse
una risposta al mio dubbio c'è. Se il cielo è
lo stesso, anch'io posso essere lo stesso, affiterò
un crepusolo, cercherò anch'io di non morire la domenica,
malgrado una provincia estetica, che vede solo le forme dell'essere
e mai l'essenza, sarò me stesso per rendere la mia
provincia meno anestetica e meno cronica, sarò me stesso
per essere un io migliore per non essere altro da me. Lanciarmi
verso il futuro per imparare dagli errori, come si lanciano
i madrileni verso un domani ricordando il passato ma senza
rimpiangerlo. Perchè anche le tenebre possono essere
vita.
L'ho visto con i miei occhi in quel bacio in un portone.
Solo un breve pensiero ai miei compagni di viaggio, questa
esperienza di amicizia mi ha raccontato una cosa, che siamo
diversi anzi a volte diversissimi, ma ho capito e spero che
lo abbiate percepito anche voi che quella è la nostra
fortuna, siamo diversi e unici ma che nonostante tutto la
nostra amicizia prevalica su tutte le differenze di carattere,
di idee e di abitudini. Abbiamo costruito un amicizia con
la A maiuscola e per darvene un prova vi dico solo.."tormentame.."...lo
sapevo vi siete messi a ridere...
Fabio Siri
fabiosiri@inwind.it
WEBSITES:
www.baustelle.it