Da quando iniziò la mia pubblicazione degli scritti
in rete, sulle trasformazioni della città, nell’ambito
delle nuove tecnologie, ho cercato di proporre alcuni miei studi
e alcune ricerche ampliando il discorso al tipo di soluzioni
strutturali-formali che importanti architetti mettevano a punto.
Veniva a comporsi così un loro percorso di progettazione,
in cui le evoluzioni strutturali adottate o le sperimentazioni
volumetriche messe a punto, sottolineavano le possibilità
espressive di un’epoca che grazie all’apporto tecnologico
realizzava un’integrazione di segni nel tempo. Le conquiste
tecnologiche, l’avanzamento dell’informatica, la
cultura architettonica, l’evoluzione dei materiali, le
innovazioni nel campo spaziale, hanno contribuito in maniera
sostanziale ad evidenziare i grandi passi fatti dall’uomo
in queto campo. Osservando queste architetture, quindi, da almeno
una decina di anni, tra materiale raccolto e documenti sull’argomento,
la mia ricerca si è basata su queste nuove forme in ‘quota’
che pian piano, ora vengono fuori; dove l’elemento predominante
è una leggerezza strutturale, una componente tecnico-scultorea
unita indissolubilmente all’apparato sofisticato delle
reti di cui queste architetture rimangono metafora e verifica
fisica.
Il ritorno di un’ architettura parlante? Bhè, il
discorso è più complesso ma possiamo aggiungerla
a quel capitolo nella grande storia dell’architettura
creata dall’uomo.
Lo sconvolgimento informatico e l’onda mediale alla quale
assistiamo hanno prodotto una notevole accelerazione dei sistemi
di comunicazione, di trasferimento delle idee, della pubblicazione
delle ricerche e del modo di recepirle, studiarle e perché
no, ridiscuterle. Ciò che ho preferito definire Ibridazioni
sono proprio quelle architetture nate da ricerche sullo spazio
architettonico contemporaneo e sul modo di sfruttarlo per migliorare
la nostra esistenza o almeno tentare di farlo. I riferimenti
teorici storici e bibliografici sono tutti presenti nei miei
scritti pubblicati. A piè di scritto invece indico un
percorso di rete che vi farà riflettere su alcune architetture
realizzate o in corso di realizzazione (è importante).
A questo materiale, abbastanza descrittivo, unite le foto del
ponte costruito appena inaugurato in Francia di ‘Viaduc
millau’ e IBRIDATE le varie ipotesi, se 2 + 2 = 4 allora
altre soluzioni progettuali sono all’orizzonte e adesso,
tutte possibili. L’alba di una nuova procedura progettuale
per la città, indagherà, grazie a queste strutture
in quota, altri spazi come ho sempre sostenuto, con altri parametri
dimensionali e ambiti funzionali, la città perderà
sempre più i margini e si inoltrerà destrutturandosi,
lungo direzionalità nuove, avvilupperà le direttrici
stradali, fondendosi con il territorio circostante, ma senza
invaderlo. Gli stessi piloni dei viadotti assolveranno ad altre
funzioni. La direttiva rimane quella di proiettare possibilità
inesplorate su funzioni d’uso riconvertite dal tempo e
chiamate ad altri scopi. Strategie profetizzate già tanto
tempo fa da Wright. Egli infatti, senza mezzi termini, riprendeva
la reticenza degli ingegneri, incoraggiandoli ad impegnarsi
nello studio delle strutture aggettanti quelle strutture per
cui il vuoto, quindi lo spazio, rientrava tra le componenti
formali, diventendo carattere dominante e perché no,
strutturale. Archietture che nell’utopia hanno mostrato
il loro lato convincente, ma sono sempre state troppo poco sperimentate.
Ora si affaccia un’opportunità inattesa, non prevista
dalle ricerche ma che viene fuori dalla pratica costruttiva
e dall’economia dei materiali, dalle riconversioni strutturali
delle aree dismesse o comunque soggette a trasformazioni.
Forse saranno unità abitative informaticamente supportate,
che possono assolvere compiti di postazioni multimediali, uffici
o abitazioni destinate ad utilizzi di particolari attività
di controllo della città (ricordiamo il progetto di viadotto
e centro operativo sulla A14 – le prime avvisaglie interpretative
di questi spazi-). Le menti attente hanno visto oltre la realtà,
sicuri che pian piano la composizione avrebbe preso forma e
con gli ultimi progetti vengono fuori i primi risultati. Il
profilo di una città diversa è in formazione,
gli organi che la costituiranno nascono dall’evoluzione
delle tecnologie applicate all’architettura, dalle teorie
derivate da una storia ricca di spunti ancora tutti da verificare.
Sarà compito della critica attenta, di sollecitare le
nuove potenzialità ed a scartare le banalità,
per una maggiore forza conquistata sul tavolo da laboratorio
della ricerca architettonica, tradotta dalla colta sensibilità
e dalla tecnologia, in preziosissima qualità della vita.
‘Viaduc millau’
http://www.fosterandpartners.com/InternetSite/html/Project.asp?JobNo=0778
Paolo Marzano http://www.costruzioni.net/architetturesottili.htm
http://www.costruzioni.net/ibridazioni.htm
http://www.costruzioni.net/ibridazioni2.htm
http://www.costruzioni.net/balzinecessari.htm
http://www.costruzioni.net/LaCitt%E0Desiderata.htm
http://www.costruzioni.net/esteticadellespansione.htm
Paola D’Arpino http://www.architettare.it/public/commento1/FugheMetropolitane.php
http://xoomer.virgilio.it/mediterraneita/Architettura/Commenti2.htm
Alessandro Bagella http://architettura.supereva.it/files/20020210/
Giacomo Gallarati
http://www.pda.arch.unige.it/numero1/14.html
Architecture.it
http://www.architecture.it/it/eventi/find.asp?question=viadotto
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