……I PROCESSI DEBOLI………… | ||
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questa
la tematica della conferenza che si è tenuta una
musica classica molto particolare ha accompagnato per circa 30 minuti le
parole di Branzi, che per introdurre le tematiche della sua disserzione,
si è avvalso di strumenti multimediali Poche
volte ho visto su di una
cattedra di “architettura”, un insieme di elementi così
tecnologico, ma nello stesso tempo sensuale ed accattivante: P.C.
portatili, sterei,……..ecc…….. Uno
dei primi concetti esposti, la presentazione di un’idea di
architettura vista non come un insieme di “COSE” COSTRUITE, MA COME
UN INSIEME DI “COSE” Branzi
sostiene, ed io personalmente condivido, che soprattutto
l’architettura pensata, ricercata, ha fatto architettura L’architettura
è sì, scultura a varia scala, fino ad arrivare all’edificio, ma
anche l’immagine appena abozzata su un foglio di carta, anche parole
scritte o non scritte, idee Un’idea
di progetto ad ampio raggio: un progetto che, in quanto tale, accettato
o meno nel momento in cui nasce, è già architettura, se possiede la
serietà di vivere profondamente la propria avventura Un
libro può essere architettura, così come la cattedrale gotica o il
museo di arte contemporanea, o la casa di comune abitazione L’esempio
che Branzi ha usato per meglio esprimersi ha chiamato in causa le cose
più vicine a noi in quel momento: è difficile dare un nome definitivo
e definito a quella stessa aula nella quale si stava svolgendo la
conferenza. Quello era un luogo che aveva senso per chi lo stava vivendo
perché: perché era lì attratto da ragioni da condividere con altri,
ragioni che hanno avuto bisogno di strumenti (microfono, P.C.,
altoparlanti, sedie…) per essere trasmesse, recepite, discusse Tutto
questo in un sito che ora è una facoltà di architettura, prima era un
convento ed in futuro chissà…. Ecco
in quel momento l’architettura era fatta di tutto ciò, parole, idee,
strumenti, nuove idee, che scaturiranno in realizzazioni “concrete”,
( come siamo maldestramente abituati a dire), oppure no, e che comunque
daranno origine ad altre idee, e ne uscirà una sedia più comoda, o un
altoparlante migliore, o forse il convento che poi è diventato facoltà
di architettura, un giorno diverrà, un auditorium per concerti Ma
tutto ciò ha bisogno di tempo e trasformazioni. Un’idea può venir
fuori dopo 50 anni dal suo essere pensata, così come l’avrebbe voluta
il suo ideatore, forse avrà bisogno di passare attraverso altri 50
ideatori Il
processo debole è portato avanti dall’umanità nella vita e nell’esisterienza
di ognuno E’
un concetto che ben si può rilevare nel campo dell’architettura ( dai
limiti vari ed obsoleti), e attuale Viviamo
in un periodo storico in cui difficilmente ci si nutre
dell’avvenimento, dell’ecclatante,…l’ecclatante è ogni giorno e
quindi ci si alimenta di quotidianità, di piccole cose , che sommate
nello spazio e nel tempo, portano a grandi cambiamenti… Esiste
una scoperta importante praticamente ogni minuto, in ogni disciplina, e
in ogni parte del mondo… Non
è più il tempo dei premi Nobel, essendo quasi impossibile rintracciare
tutte le scoperte che lo dovrebbero quotidianamente ricevere Ciò
porta ad attraversare e ad essere attraversati da notevoli mutazioni, ma
in silenzio, senza il bisogno di vistose rivoluzioni o manifestazioni
puntiformi… La rivoluzione è in
atto e noi ne facciamo parte
Spostamenti
silenziosi e lenti che provocano grandi effetti, come lo spostamento dei
continenti nei millenni… Siamo
come i granelli di sabbia che con il tempo modellano le rocce più dure Branzi
sostiene che oggi in architettura il processo debole, è
l’atteggiamento più consono da adottare: e
quindi la presentazione di un suo progetto in atto, (svolto insieme ad
altri professionisti), in
cui si avvale del sopra descritto modello di pensiero Si
tratta dell’allargamento del villaggio della PHILIPS CORPORATE DESIGN
ad Eindhoven in Olanda Il
lotto è considerato come un piano su cui, secondo un sistema stradale a
“tessuto tenue”, si
distribuiscono in modo mutevole nello spazio e nel tempo, delle unità a
moduli; il disegno, il cromatismo e la scala variabile, trasmettono
l’emozione di processo debole Branzi
spiega come l’avere adottato il processo debole, in questa situazione
progettuale, è stata una necessità per rispondere ad esigenze di un
complesso industriale, o meglio di un complesso che basa la propria vita
su un tipo di economia industriale L’industria
è arrivata ad un punto di crisi poichè avendo avuto un progresso
troppo veloce ha superato se stessa e ha raggiunto un desiderio che è
tecnologicamente difficile da ottenere, e che, in un certo senso la
riscatterebbe dallo strappo avuto con il mondo artigianale..: realizzare
“oggetti” prodotti industrialmente, ma con la caratteristica di
essere ognuno diverso dall’altro.. Branzi
individua questa possibilità nel tipo di economia industriale agricola
( benchè prodotta industrialmente una rosa è sempre unica e diversa da
un’altra rosa) e quindi
si ispira a modelli formali e di contenuto che ad essa fanno
riferimento……se si riflette su almeno alcune organizzazioni
appartenenti al mondo agricolo non è difficile associarvi un processo
debole ( i cambiamenti del territorio in base alle alternanze delle
coltivazioni)……. A
Eindhoven l’impronta del progetto è quella dei paesaggi agricoli, e
pensare che lì è nato il primo C.D., e chissà cosa si inventeranno in
futuro… UN
INCONSUETO; REALISTICO; E RISCOPERTO MODO DI AVVICINARE UOMO E NATURA. Aggiungo
alcuni riferimenti che possono essere utili: 1_
DOMUS dossier Aprile 1997: da BRANZI 2_
DOMUS 808 Ottobre
1998: da BRANZI 3_
DOMUS 808 Ottobre
1998: pensate ad una nuova caratteristica che ha cambiato
l’architettura della Facoltà di Architettura di Genova 4_
DOMUS 778 Dicembre 1996: visioni del futuro : il CENTRO DESIGN
PHILIPS Arianna Fiora |
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