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Fuori piove |
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di Giacomo Airaldi | scrivi all'autore | |
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Era
una di quelle domeniche di fine estate, in cui le stagione sembrano
bisticciare una con l’altra. L’estate stava finendo ma non voleva
lasciarmi con le sue splendide giornate di sole e di cielo di una sola
sfumatura di azzurro, il mare perennemente tranquillo e riflettente di
luce propria, le lunghe serate al fresco della terrazza e le
interminabili chiacchierate con gli amici per discutere di questa
ennesima stagione che noi abitanti di zone turistiche viviamo forse più
passivamente che i nostri ospiti ma che io quest’anno per la prima
volta ho saputo assaporare con l’astuzia e la magia di un conoscitore
di lunga durata. L’autunno invece era alla porte e il cielo ingrigito
da nuvole più o meno grigie mi ricordavano che da li a poco sarebbe
arrivata la stagione in cui quasi per biologico appuntamento si torna a
riflettere sul futuro e sui progetti da farsi. Fuori pioveva forte, il
tintinnio delle gocce sul mio davanzale era la colonna sonora delle mie
elucubrazioni e scandiva le mie letture, il mio studio, le mie merende e
la mia noia tipica di una giornata piovosa. Ma vi era qualcos’altro
oltre alla pioggia che mi turbava che mi rendeva pensieroso. Vi era la
sensazione non coscientemente percepibile di essere solo tra le mura di
camera mia e che questa condizione esistenziale potesse in qualche modo
persistere più a lungo della giornata piovosa di fine estate. Era un
po’ di ansia che mi teneva compagnia, la paura di rimanere solo, di
non potere o non riuscire, coronare i mille sogni della mia vita che
sempre più spesso rimanevano solo nella
mente e non corrispondevano più a reali situazioni di vita
vissuta. In questi momenti sapevo di non essere in pace con me stesso e
come al solito aiutato dallo stato d’animo malinconico che mi
accompagnava mi misi prima a navigare un po’ su internet, alla ricerca
di ... di nulla era un passatempo come un altro, ma ciò aumentava ancor
più il mio stato di smarrimento, reale e virtuale. Navigavo tra un sito
e l’altro senza una precisa meta, link dopo link, provando quella
sensazione psicologica postmoderna che spesso da chi studia questi
fenomeni viene paragonata ad un naufragio in mezzo all’oceano,
all’oceano di internet. Notizie ne trovai molte, qualcuna
importantissima altre assolutamente superflue ma nessuna estremamente
indispensabile a placare il mio attuale stato d’animo. Allora decisi
di fare altro e con un semplice clik del mouse chiusi finestre e
connessione, lasciandomi alle spalle un mondo che in altri momenti
dicevo così affascinante. Presi a schizzare alcune idee su un piccolo
quadernetto che tengo sempre li nascosto, per appuntare le idee che
escono fuori in questi momenti, era molto che non progettavo più,
soprattutto che non lo facevo più con la spensieratezza e la
introspezione tipica del lavoro creativo e infatti anche questa attività
non mi appagava. Presi a leggere il libro che oramai da qualche giorno
non avevo più toccato, lessi qualche pagina, ma anche questa attività
non mi bastava.
Lo
stato d’animo peggiorava sempre, non cera nulla, o almeno sembrava così,
che mi facesse virare da quella direzione che avevo intrapreso in questa
giornata piovosa e che non mi faceva sentire sereno. Mi dava fastidio
tutto, i miei e i rumori, la testa e i polpacci. All’improvviso
squillo il telefono e la voce di un’amica mi sorprese. Io risposi
“ciao dimmi” e lei replico “non voglio dirti nulla, volevo solo
salutarti e sapere come stavi, visto che ieri sera non mi sembravi molto
in forma”. Questo gesto questa frase apparentemente innocua in meno di
quanto io pensassi mi tiro su il morale quel tanto che basta per essere
di nuovo me stesso. Riflettei allora su quelli che chiamavo piccoli
gesti e che servono ad ognuno di noi per continuare a lottare durante i
piccoli momenti di crisi, durante gli incidenti di percorso della vita.
Allora mi ritorno sul viso, ma soprattutto nell’anima, il sorriso.
Avevo di nuovo voglia di fare e di reagire, decisi di sgattaiolare fuori
di casa e fare qualcosa nella serata con gli amici, anche un semplice
giro in auto e una passeggiata fino al borgo arrampicato sulle colline a
picco sul mare che stava a pochi km di strada da casa mia, di
incantevole bellezza e di straordinario valore storico, spesso
dimenticato da me e da chi può visitarlo anche tutti i giorni e che
quindi proprio per questa vicinanza spesso lo dimentica. Era incredibile
come una anonima giornata di pioggia si fosse trasformata attraverso un
piccolo gesto in una ripresa del cammino in una voglia di star bene che
credevo aver dimenticato. Basta uno squillo e una voce amica che non
dice nulla per farti capire e ribadire che domani è un altro
giorno e che anche se oggi non vedi il sole dietro le nuvole lui c’è
e domani potrebbe essere di nuovo estate.
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