Prossimità di ‘senso
inedito’
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di Paolo Marzano | scrivi all'autore | |
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“[…] nel silenzio del pensiero,
noi percorriamo fin d’ora i viali informatici del cyberspazio, abitiamo
le imponderabili dimore digitali ovunque diffuse, che
costituiscono fin da adesso le soggettività degli individui e dei
gruppi.[…]. E’ un’architettura dell’interno, un sistema
incompiuto delle strumentazioni collettive di intelligenza, una volteggiante
città dai tetti di segni.”
Tratto da: P.Lévy, L’intelligenza collettiva, Feltrinelli Milano, 1996. |
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La vastità dei percorsi di
ricerca e la produzione di innumerevoli visioni nuove
per lo spazio architettonico, contribuiscono a delineare aggiornati modelli
progettuali, soluzioni di evidente raffinatezza costruttiva e di una colta
espressività. Molte volte succede che ad
avere la meglio, sia una possibile inadeguatezza delle metodologie di approccio all’argomento spaziale (architettonico)
definendo poi, delle rappresentazioni ben pubblicizzate,
ma letteralmente ‘banali’. La sperimentazione
infatti, può esalatare ed entusiasmare oppure, condurre ad una
deprimente ibridazione formale, da non confondere con la dirompente
contaminazione intesa nella sua accezione qualificante. Forse servirebbe dotare
il tavolo della ricerca architettonica, di strumenti rispettosi del corpo vivo della sperimentazione contemporanea, nelle sue più complesse
e vitali varianti. Cerchiamo quindi di affrontare osservando, quelle che da
sempre distinguo, come delle ben definite mutazioni che si stanno verificando
nel mondo reale, di cui solo l’architettura intesa come relazione
dell’uomo con il suo ambiente, può verificare. Dallo spazio del “piccolo movimento” fisico fino allo spazio dello spostamento “virtuale” (infinitamente più vasto), l’architettura evidenzia le sue qualità e i suoi enigmatici dialoghi, di cui dobbiamo decifrarne la sintassi. Un ponte tra queste due dimensioni, mostra l’impossibilità di definirne i collegamenti o tentare di recepirne i segni costitutivi; quella che si va costituendo appare infatti, come un’architettura inedita, un’architettura delle “prossimità”. Una città nuova dai paesaggi dimensionali immateriali. Dimore dove il “passaggio” tra esterno e interno rivela zone di inedita trasformazione, sono spazi densi che vivono ai margini di realtà diverse. Ma cosa rappresentano per il mondo reale e quali possibilità hanno aggiunto all’architettura e quindi alla relazione tra gli individui? Rispondiamo cercando di analizzare per punti quello che penso sia successo e stia succedendo tutt’ora durante il formarsi di questi spazi. Penso che le condizioni si siano formate naturalmente, ascrivendosi ad un’evidente risveglio di proprietà umane “latenti”. Sollecitate da fenomeni percettivi e sovrapproduzioni tecnologiche, nella loro ossessionante ricerca di ambiti umani in cui inserirsi, queste tecnologie hanno intaccato ciò che per l’uomo è stato taciuto naturalmente da un equilibrio di ordine superiore legato alla componente evolutiva. Come dire; prima o poi doveva succedere! Come ho scritto in un altro articolo, tali possibilità (spazi immaginari che uniti alla tecnologia hanno acquisito la fisicità di estensioni o memorie interscambiabili) si trovano già nel nostro inconscio, vivono con noi le nostre visioni e si sublimano in probabili percezioni.
Il quotidiano, ci ha abituati
ad usarli pochissimo per la povertà e la semplicità delle nostre relazioni, con
l’ambiente, ma sono sempre pronte ad attivarsi se stimolate nella maniera
giusta. Sono delle vere “periferiche” organiche, ma il fatto certo
è che, queste connessioni aprono spiragli nuovi e illuminano modi e mondi di
cui non conoscevamo le coordinate per concepirne la realtà. Si tratta di spazi
nuovi, che scardinano le definizioni fisiche e sconvolgono i circuiti
normalizzati del sapere, acquisiscono per natura, una permeabilità di fronte a
qualunque linguaggio e assorbono i “nuovi tempi” nel loro ipnotico
funzionamento. Certo le visioni di registi e scrittori a
proposito dell’argomento, non sono delle più entusiasmanti, il
flusso d’informazioni, porta ad una consapevole “distrazione”
( vedi articolo ‘Simulazione d’assenza’ e
‘L’ambito variabile’). Per esempio Philip K.Dick, isola i
suoi personaggi in un mondo klipperizzato (verso un disordine incontrollabile,
nel suo racconto ‘Il cacciatore di Androidi’),
Wim Wenders nel film “Fino alla fine del mondo”, invece li isola in
una natura lontana metafisicamente ‘ferma’ agli occhi
dell’uomo, consumati da un’assenza dalla realtà, data dalla sua
ossessionante presenza in un mondo in transito, “supportato” da
continue connessioni, con periferiche incantatrici di derivazioni digitali,
sempre attive.
La ricerca architettonica verifica queste nuove
‘etensioni’ di senso che danno possibili visioni di paesaggi ancora
da esplorare. Nuovi significati all’orizzonte di una trasformata natura
umana?
Si formano altri generi imprevisti di sensibilità
unite a processi cognitivi nuovi, prefigurano un nuovo campo d’azione
difficile da concepire, ma che grazie alla scoperta di una rigenerante
‘virtualità’, stanno emergendo. L’architettura e la continua
ricerca e l’ impegnata sperimentazione, sono già
pronte per stabilire nuove basi per le diverse tipologie di attività
indagatrici, con lo scopo di proporre nuove idee in un campo che ora moltiplica
veramente le già numerose opportunità espressive.
Proviamo a dare un senso figurato al tipo di
relazione che l’uomo stabilisce con il suo intorno. Siamo, a questo
punto, in grado di immaginare delle figure simili a vere e proprie
‘bolle’ relazionali.
La prima bolla è identificabile
con lo spazio appena fuori dal nostro corpo, quello
dei gesti e dei movimenti, delle relazioni con gli oggetti d’uso per il
vivere nel quotidiano.
La seconda bolla è lo spazio che
comprende l’interno della nostra abitazione, come guscio, tana o rifugio,
ma può essere anche l’unità di vicinato, quell’unità fisica che ci
mette a contatto di un mondo percepibile materialmente; un altro tipo di
relazioni di raggio più esteso.
La terza bolla, è la scala più
grande, quella fatta dall’isolato o dalla città e dal mondo, un ambito
più vasto che si percepisce, ma non si vede. Anche qui
si tratta di relazioni, poste però su piani cognitivi diversi, le identità
qualitative e quantitative cambiano e assumono altre referenze. Tra gli strati
di queste immaginarie bolle, esistono zone dove l’uso consapevole dei
nuovi meccanismi comunicativi tecnologici e i loro molteplici circuiti, hanno determinato, prossimità spaziali
“fisiologiche”, fondendo compiute e naturali parti
organico-percettive strettamente dipendenti dall’umano bisogno, a nuove
piattaforme elettroniche pervase da circuiti meccanico-digitali.
L’assimilazione avvenuta, ha determinato delle vere e proprie
“estensioni” e ha formato
superfici attive ora, tecnologicamente vitali.
Infatti,
l’attività mediale degli ultimi decenni ha inserito, sommandola alla
realtà fisica, anche una dimensione nuova; quella virtuale. Una nuova
connessione ad un “vicinato” accessibile, piacevolmente prossimo,
“alla portata” di una più vasta moltitidine di fruitori
di spazi “altri”, la cui vastità aumenta in maniera direttamente
proporzionale al loro numero. Si cambia così piano d’azione e da una
fisicità ben territorializzata, si è
passati ad un piano immateriale, i significati ed i concetti che formavano
reali immagini mentali di riferimento fisico, hanno sconvolto i nuovi
riferimenti d’appartenenza. Che sia una forma di
riappropriazione delle possibilità mentali non ancora rivelate? Comunque, si tratta certo di una prova di collegamento
mentale che ha contribuito ad allargare la visione umana, unendola
indissolubilmente ad un ambiente affascinante e differenziato. Una città che
contiene mille altre città possibili nella mente dei suoi cittadini!
Contemporaneamente
si è verificato qualcosa di non programmato, con una sua singolare attività
(qualcuno direbbe un effetto collaterale). Autonomamente ecco formarsi un’ inaspettata ‘connessione’, come un
cortocircuito (questo è il punto da analizzare), dell’infinito spazio
virtuale, con lo spazio percettivo più intimo dell’individuo, quello
fatto dei desideri, dei sogni, delle attese insomma del mondo immaginifico.
Sono stati scavalcati gli spazi (bolle) intermedi che traducevano e filtravano
le informazioni valide da quelle che si presentavano come interferenze. Da
questa ‘scorciatoia’ (pericolosissima aggiungo io, se non
regolata), può entrare nella nostra mente, veramente di tutto, infatti è diventata una corsia preferenziale direttamente
unita alla nostra zona, forse più indifesa in quanto mancante delle schermature
naturali che l’evoluzione aveva previsto.
Bolle
di spazio quindi, racchiuse l’una nell’altra, una somma di filtri
che si sovrappongono creando le più svariate e stimolanti
esperienze comunicative culturali, visive, contenendo tutti i generi di
espressività.
Per una lettura più agevole di questa realtà, è utile come non mai, affinare i metodi e
le tecniche di decodificazione delle diverse sue potenzialità. Uno di questi
strumenti è nella frase di apertura dello scritto di P. Lévy che tratta del
“sistema incompiuto di strumentazioni collettive di intelligenza”.
Il tema pare di una certa
importanza, specialmente se inserito in periodo, come quello che viviamo,
caratterizzato da una proliferazione della cultura dei media,
inserita a volte, al limite di situazioni in cui l’osservato prevale sul
vissuto l’iper-mediato sul veritiero.
E’ questa, la genesi di un
momento perpetuo, l’ accidente cede ad un tempo
continuo, ci è permesso così, “accedere” ad un flusso di
informazioni, vaste zone interattive, guidano l’attenzione del
“fruitore di rete”, in spazi in-formali sovrapposti, definendo dei
luoghi di nuova referenza, istituendone l’in-diretta realtà.
Uno spazio diverso da quello che
abbiamo sempre immaginato e, aggiungo io, ‘percepito’
come tale. Infatti è costituito da una materia
sconosciuta, generato da un composto di dati che difficilmente è possibile
osservare con attenzione. Esso è in preda ad un effetto “morphing”
con tutte le conseguenze derivanti, una forma variata che lascia intuire solo
l’impossibilità di una sua collocazione. Stiamo
scoprendo l’intima struttura
dell’architettura, la “relazione” nella sua forma primordiale
come ci è stata direttamente regalata da un processo di evoluzione
dinamicamente vitale e soprattutto “adattabile” (termine che in
futuro, sarà più volte collegato all’architettura).
Ho sempre pensato che le reti dei media con le loro connessioni, abbiano costituito
inediti ancoraggi tra le idee e in generale tra gli individui, funzionando da
catalizzatori in questo grande esperimento collettivo di cui siamo tutti
partecipi. Credo nell’ipotesi di una grande
nuova forma collettiva di relazione e con essa una nuova sensibilità come
valore “empatico”. Intelligenze interattive che
portano a frutto le loro esperienze modificando e raggiungendo possibilità di
partecipazione sociale inimmaginabili. Rimanendo su questo concetto di
“nuova sensibilità”, stiamo arrivando al punto centrale, che questo
scritto intende porre come tematica di discussione e
di riflessione sul modo di intendere i particolari cambiamenti
nell’ambito sociale, legate all’evoluzione architettonica
investendola così, di quel carattere
tecnologico-comunicativo. Già sull’argomento. si
sono espressi oltre all’autore P.Lévy che arriva a definire un contatto
individuato come un’estrema e diretta tendenza collettiva alla
“comunicazione angelica” anche recentemente ripresa poi da Massimo
Cacciari in Casabella n.705, nell’articolo Nomadi in prigione. Siamo di fronte ad una concezione nuova di
territorialità e quindi di ordine delle relazioni
urbane, intese come radicate fisicamente in un luogo, ma che risultano affette
da un virulento, epidemico “nomadismo percettivo”. Comunicazioni di uno “spazio collettivo” che ha per
essenza naturale la proprietà di vibrare e quindi di comunicare con particolare
risonanza, generando tutto un insieme di nuove “prossimità”, di
luoghi commutabili. Il risultato più importante rivela un’ attivazione grazie, non alla struttura globale, ma
all’insieme delle sue molteplici parti. L’attento
studio e l’indagine storica “verticale” affrontata per
arrivare a queste conclusioni, passa da Spinoza a Felix Guattari affrontando
l’interessantissimo argomento, del “Corpo senza organi”, in
formazione permanente.
I flussi d’informazioni generano metaforiche
gallerie del vento, dove l’interattività, modella identità complesse
partecipi di una grande macchina pensante. In altri
scritti è già stato affrontato il problema della possibile deformazione della
percezione umana inserita nella velocità delle informazioni, ma non possiamo
assolutamente sottovalutare l’enorme vantaggio del sapere umano che si
avvicina a qualcosa d’ importante. Viviamo le
“prossimità” di quello che si va delineando
come la complessa genesi del nostro probabile “nuovo senso”. Difficile da immaginare perchè formato da una magmatica realtà, ma
possibile da descrivere. Come si arriva a tali conclusioni? Basta
osservare attentamente l’evoluzione architettonica e le componenti tecnologiche che ad essa si sono pian piano unite
costituendone configurazioni strutturali ormai insostituibili. La mia ricerca
fondata sulle problematiche inerenti alla trasformazione percettiva
dell’umano immerso in un sistema d’informazioni derivate dalla
possibile trasformabilità dello spazio (l’architettura chiaramente
rientra totalmente in quest’ambito), cambiano
continuamente l’identità del luogo.
La relativa percezione di questi cambiamenti sia fisici che psichici, ha
innescato il funzionamento di un’altra “frequenza” di
relazione; ecco perché ho definito il fenomeno come un “senso
inedito”, di recente nuova
acquisizione.
E’ il regalo di una fusione con una tecnologia
avanzata, la perfetta simbiosi tra due realtà lontane che hanno trovato una
strada comune avviluppando le prestazioni dell’ospite e offrendo le
proprie, a garanzia di una sopravvivenza più lunga. Pensiamoci bene; se i cinque
sensi ci relazionano alla fisicità del luogo, secondo
parametri misurabili, come una complessa strumentazione di rilevamento radar,
allora il mondo virtuale, e le sue regole (spazi illimitati per
l’immaginazione e la creatività), ha creato un confronto nuovo, un
probabile ed importante “senso inedito”. Esso ci accompagnerà
inoltrandoci in un ambito “deterritorializzato”,
“dislocato”, senza coordinate di riferimento, caratteristiche
essenziali del “senso inedito”, costituito da prossimità spaziali
in continua costruzione. Il processo di mutazione dello spazio di relazione,
sia esso fisico che virtuale, e della sua identificazione sociale, specialmente
con le nuove generazioni di artisti, designers e
architetti, quindi, ha operato uno sviluppo imprevisto. Ha creato le condizioni
favorevoli per il manifestarsi di una nuova visione dello stesso ambito,
generando una dimensione alternativa collettiva di sopravvivenza; un
“senso inedito” che nessuno aveva previsto. Un
senso che svela l’importanza relazionale degli altri cinque e ribalta il
concetto di materia, proiettando un’intepretazione diversa nel discorso
costruttivo e soprattutto progettuale tutto da reinventare. E’
cambiato qualcosa nel nostro modo di intendere il tempo e lo spazio,
“percettivamente” non più relativi. Una realtà
che l’architettura ha saputo registrare che vive della sua essenza
adattabile e che rifiuta la fissità classificante. L’architettura
è l’esempio pregevole delle flessibilità, delle sue forme espressive che
registrano i cambiamenti sociali e le diverse innovazioni tecnologiche. Essa ha
risposto come sempre alle attese, anzi grazie alla sua immensa mole di ricerche
ed esperienze, rimane l’esempio pratico nella possibilità di ricreare
nuove visioni composte da nuovi linguaggi,
straordinariamente diversi. Praticamente, sembra che la tecnologia stia facendo di tutto per rivelare ciò che, con il solo uso del corpo l’individuo e le sue incomplete attività fisiche e psicologiche, non immaginava si potessero attuare.
Discorsi che abbracciano questo tipo di argomentazioni, scaturiti da problemi complessi come
l’architettura ed i suoi ambiti interpretatativi, non possono avere semplici
risposte, per cui una difficoltà sarà quella di ricercare delle regole per
l’avanzata a volte, problematica, di questo nuovo mondo mediatico.
Lo scopo è quello di comprenderne i risvolti o i limiti del fenomeno, una volta applicati ad
un’evidente limitatezza e ad un’ impreparazione
dell’individuo di creare anticorpi alle fisiologiche disfunzioni di un
probabile processo degenerativo tecnologico. Il nuovo “senso”,
certo ci aiuterà, perché nasce da un importante bisogno; sviluppare
continuamente strategie prima, di accettazione e poi
di un uso favorevole di spazi “altri”. La superfice attiva
dell’innovazione, esprime emergenze tra le permanenze mute, gli spazi
nuovi (o ritrovati), sono a disposizione di forze diverse, l’anomalia si
potrebbe trovare nel riproporsi di, già viste,
ambientazioni o spazi infiniti e vuoti, che definiscono ancora immanenti
“carceri piranesiane” del futuro, dove la sagoma dell’uomo
spunta solo per dare ragione ad una scala proporzionale d’intervento
inserita in un’ aura antropica, nella quale tutto potrebbe essere
compreso, anche il nulla.
Più gli argomenti intensificano la
loro coinvolgente portata e più ci accorgiamo come l’architettura
abbia sempre racchiuso in sé le diverse varianti e i modelli di trasformazioni
conseguenti all’evoluzione dei modi diversi di vita affrontati
dall’uomo. La definizione di un nuovo senso umano, diventa la soluzione
naturale alla proliferazione di una virtualità pluridimensionata. Tra frastuoni
segnici, sequenze d’immagini contaminate da nuovi linguaggi visivi
coinvolti in una velocità costantemente riaggiornata, scuotono la condivisione
di spazi digitali. Viviamo tra istallazioni meccaniche in costruzione come
ponti proiettati nel vuoto, “prossimi” a raggiungere altre sponde,
ma che rimangono continuamente “opere aperte”, non concluse,
incompiute realtà virtuali, come fari i cui bagliori sono di riferimento per
future nuove sensibili attività umane impegnate come
non mai, ad “acquisire” il mondo.
Sono questi, i nuovi territori da conquistare con la
ricerca per arrivare ad avere finalmente un’architettura
“poeticamente colta”. Il futuro tavolo di prova per nuove
sperimentazioni, da dove salperanno ancora i sensibili vascelli informatici,
solcheranno onde di espressività diverse, sperando in
una nuovo approdo capace di rendere la nostra esistenza più libera. Viviamo le
“prossimità” di un nuovo affascinante “senso”, con una
rinnovata carica architettonica che può dilatarsi in spazi conquistati o forse
ritrovati dall’intùito derivato da un’intelligenza collettiva. Uno
scovolgente e sempre stimolante scenario aperto alla
creatività, ora percepibile grazie ad un “senso inedito”,
trampolino per le imponderabili nuove scene di una realtà in continuo
allestimento.
“[…] - Lei non
partecipa alla fusione? Non ha una scatola dell’empatia? […] - Ma
una scatola dell’empatia – fece Isidore, balbettando per
l’emozione, - è l’oggetto più personale che ci sia!
E’ un’estensione del
proprio corpo; è l’unico contatto possibile con gli altri uomini, è il
solo modo di non essere più soli”. Tratto dal racconto di fantascienza “Il
cacciatore di androidi” di Philip K.Dick
Fonti delle foto in ordine progressivo:
- Allestimento mostra di Frank Gehry al
Gugghenim di N.Y. agosto 2001
foto di Letizia
Camaiti, Firenze.
-
L’Architettura n. 527
-
Casabella 702
-
Area 63
- Abitare 314
- Domus 852 - Casabella 690 -------------------------------------------------------------------------------------
Note Biografiche Paolo Marzano
--------------------------------------------------------------------------------- Paolo Marzano paolo.marzano@inwind.it --------------------------------------------------------------------------------- lavora come designer è appassionato di architettura, in particolare dei fenomeni di trasformazione metropolitana e mutazione dei luoghi collettivi, nell'ambito delle nuove tecnologie. Laureando in architettura, alla facoltà di Firenze, scrive articoli su riviste on-line di critica architettonica, alcuni dei suoi scritti si trovano su:
http://www.buildlab.com/article/163 http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=234 http://www.architettare.it/articoli/marzano004.asp http://www.parametro.it/it.htm http://www.antithesi.info/primaframeset.asp http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=211 http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=263 http://www.architettare.it/public/commento1/la_citta_desiderata.php http://architettura.supereva.it/books/index.htm http://www.archandweb.com/scritti/prossimit‡%20di%20senso%20inedito.htm http://www.architetturaweb.it/articoli/articolo_0016.asp http://www.buildlab.com/article/161 http://www.buildlab.com/article/176
------------------------------------------------------------------------------- hanno detto di lui come autore di scritti on-line, su www.architecture.it (eventi), si legge:
25/07/2002 11:10 La soglia in dissolvenza, di Paolo Marzano **** Italia Paolo Marzano ha pubblicato su architettare.it un interessante articolo che parla di percezione visiva, di smaterializzazione dell'architettura, di trasparenza e minimalismo, portando a testimonianza precisi e puntuali riferimenti, bibliografici ed iconografici. Una lettura agile, piacevole e per molti versi illuminante. l'articolo su architettare.it ------------------------------------------------------------------------ 08/01/2003 14:32 Saggi di architettura contemporanea on line *****
Nel segnalarci i suoi due più recenti scritti l'autore ci scrive: "Penso che tutto sia nascosto nelle parole e nelle sensazioni ed emozioni che esse possono creare." Paolo Marzano si occupa di critica di architettura contemporanea, segnalandosi per un taglio interpretativo ricco di saggi e genuini spunti, incorniciati da precisi riferimenti bibliografici. "L'ambito variabile" su architettare "La soglia in dissolvenza" su AntiThesi ------------------------------------------------------------------------ Su http://www.archandweb.com/ si legge Paolo Marzano presenta un suo interessante scritto “Prossimità di senso inedito” continuando ad indagare i rapporti tra architettura e nuove tecnologie come ci ha abituato con puntuali interventi critici sulle più importanti webzine di architettura e comunicazione visiva ------------------------------------------------------------------------ Su http://www.exibart.it/Exi_1-4-15.asp?IDCategoria=54 Prossimità di ‘senso inedito’ Paolo Marzano scrive: “[…] L’arte si proietta nella vita degli uomini, si evolve nei sogni e a volte si solidifica, diventando architettura. I media rappresentano oggi una nuova forma di collegamento tra gli uomini e l'arte”. In un minisaggio nuove relazioni architettoniche da intuire per migliorare la nostra esistenza negli spazi del quotidiano… ------------------------------------------------------------------------ Di Paolo Marzano su Nuova avanguardia - per un dibattito sull’architettura - Un articolo che parla delle trasformazioni in atto nell'architettura. “…Esse pretendono nuove forme di interpretazione del reale e delle sue innumerevoli relazioni. Connessioni, paesaggi virtuali, mondi possibili, città in evoluzione forse siamo vicini ad una scoperta interessante "un nuovo senso" umano che oltre i cinque che la natura ci ha regalato, ha bisogno della tecnologia intesa come nuova estensione per realizzarsi: siamo alla soglia di UN ‘SENSO INEDITO’. http://www.geocities.com/arkric/ ------------------------------------------------------------------------------- architettura_saggi Del 04/06/03 di Paolo Marzano La storia sospesa http://www.exibart.it/notizia.asp?IDNotizia=7485&IDCategoria=1 Una particolare descrizione della chiesa di Santa Croce a Lecce. Riflessioni sulla ‘relazionalità’ tra l’uomo e l’ambiente. Emerge una componente fondamentale dell’architettura e dell’arte, la percezione visiva. Viaggio attraverso l’emotività architettonica… ----------------------------------------------------------------------------------- Books review http://architettura.supereva.it/
“Fermo immagine di un istante fluttuante. Paesaggio architettonico di una probabile intelligenza collettiva.” Una nota di Paolo Marzano sul volume 'gr. La genereazione della rete' scritto da 2a+p, insieme a Marco Brizzi e Luigi Prestinenza Puglisi (11 giugno 2003) testo http://architettura.supereva.it/books/2003/200306010/index.htm -----------------------------------------------------------------------------------
11 giugno 2003 http://www.architecture.it/default.asp nuovi arrivi in LIBRERIA oggi in evidenza: gr è il libro che tutti aspettavano. Scritto da 2a+p, collettivo romano di progettisti non nuovi ad avventure editoriali di questo tipo, insieme a Marco Brizzi, guru dell'Internet architettonico nazionale, e Luigi Prestinenza Puglisi, probabilmente il maggiore critico di architettura contemporanea, il testo segna un momento importante nella ricerca disciplinare italiana. Un definitivo momento di svolta. Finalmente qualcosa da mostrare anche all'estero. ------------------------------------------------------------------------------- ARCH'IT news / giugno 2003 ARCH'IT books propone una nota di Paolo Marzano sul volume 'gr’. http://www.architettura.it/news/2003/06.htm ------------------------------------------------------------------------------- 11 giugno 2003 TRA LE NEWS DI ARCHITETTURA.IT http://architettura.supereva.it/news/ “Fermo immagine di un istante fluttuante. Paesaggio architettonico di una probabile intelligenza collettiva” . ARCH'IT books propone una nota di Paolo Marzano sul volume 'gr. La genereazione della rete' scritto da 2a+p, insieme a Marco Brizzi e Luigi Prestinenza Puglisi. “La pubblicazione recente di un testo come ‘gr’ riconosce alla ricerca architettonica oggi, in Italia, un posto di importanza particolarmente concreta e soprattutto attiva. Una raccolta di materiale di rete, come lo identifico io, può aiutare a far conoscere cosa voglia dire relazionarsi e connettersi ad una comunità sempre più numerosa, capire da quali individui, o meglio identità, è composta scoprendo così il vero funzionamento dell'intelligenza collettiva alla quale andiamo incontro...”. ------------------------------------------------------------------------------- Dalle NEWS di Channelbeta del 26 giugno 2003gr. La generazione della rete Nella sezione Books di Arch'it una recensione di Paolo Marzano del libro "gr. La generazione della rete" di 2a+p, Marco Brizzi, Luigi Prestinenza Puglisi: "gr riconosce e tenta di definire un'identità importante della nostra realtà; non ha la presunzione di aver scelto "il meglio della rete" magari censito e schedato, ma conferma lo stato evolutivo della ricerca architettonica presente in Italia.” ------------------------------------------------------------------------------- Parametro.it di Paolo Marzano. ... “ spazio del "piccolo movimento" fisico fino allo spazio dello spostamento "virtuale" (infinitamente più vasto), l'architettura evidenzia le ...” http://www.parametro.it/architetturain02.htm http://www.parametro.it/it.htm ------------------------------------------------------------------------------- News del su channelbeta.net 23 luglio 2003 'Interazione REALE' o 'alterazione VIRTUALE' Su Parametro.it un nuovo articolo di Paolo Marzano, un'indagine tra le pieghe di una caleidoscopica ed affascinante realtà architettonica con i suoi aspetti percettivo-relazionanti, una riflessione per i più attenti ai fenomeni progettuali e alle piccole ma rivoluzionarie trasformazioni del quotidiano ci pongono un complesso quesito 'Interazione REALE' o 'alterazione VIRTUALE'. ------------------------------------------------------------------------------- BUILDLAB.COM - il tuo sito di architettura e design ‘La storia sospesa’ di Paolo Marzano …Attese, emozioni e quindi esperienze sono le fasi che il 'visibile' ci comunica; a volte involontariamente ed a volte organizzando spazi percettivi di ri-conoscibile… -------------------------------------------------------------------------------
biografia di rete: http://www.buildlab.com/bio/40
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