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TUTTO DA RIFARE?

Iniziare una nuova fase della vita per scoprire che in fondo non esistono nuovi inizi.


Solo due cose, piccole precise importanti didascaliche .Gli occhi sono associati all'interiorità, a ciò che è dietro, che sta dentro, che va altrove. Sono "specchio dell'anima" per la capacità di riflettere sentimenti e stati d'animo, luce della coscienza per la proprietà di esprimere l'intelligenza e la lucidità mentale. Sono legati all'intelletto, alla sapienza, al logos, alla visione della realtà ed alla sua percezione. Nell'antichità l'occhio (unico e senza palpebra) era simbolo di potenza superiore, di divinità e forza, di sovranità e spiritualità: il sole era chiamato "occhio del mondo", il dio Ra rappresentato con un unico occhio bruciante ed il Dio dell'antico testamento con un grande occhio fisso chiuso in un triangolo.Ieri sera fabio con il suo solito entusiasmo leggendomi la recensione mi ha guardato negli occhi e io guardavo nei suoi ed ho riflettuto e capito una piccola grande cosa, non importavano i velvet ( non ce ne vogliano n.d.r) ma lo stato d'animo, il suo stato d'animo di quel momento ...di questo periodo, i suoi occhi specchio dell'anima, questo già basta per la nostra nuova tappa su divanorosso, per la ripresa di un cammino in parte TUTTO DA RIFARE ed in parte no. Mi sono girato e i suoi occhi erano li ad aspettare il mio responso, ovvio, scontato....pubblichiamo! Forse in fondo chi conosce fabio lo sa tra alti e bassi i suoi occhi azzurri sono li pronti a dire, a scrivere...a comunicare lo specchio della sua anima

giacomo airaldi

 

Era dicembre quando sul giornale ho letto la lista dei cantanti che avrebbero partecipato alla nuova edizione del festival di Sanremo. Più o meno i soliti noti e qualche giovane promettente fino a che leggo: Velvet. Di nuovo?La loro unica partecipazione con “dovevo dirti mole cose”era stata un piccolo gioiello ovviamente rifiutato la prima sera.
Fine febbraio, preso da altri pensieri dimentico di cercare la canzone dei Velvet sulle radio e men che meno guardando il festival….ma il cd non mi scappa.
I primi ascolti sono distratti fino a un venerdì sera che poteva essere un venerdì qualunque.

 

Torno in auto da una serata inaspettata, da una spiaggia fredda d’inverno, da un’aria tagliente e penetrante. Sono avvolto da un pianoforte ed archi che mi coccolano e mi ammutoliscono, il silenzio dei miei occhi urla di lacrime leggere. La mia mente viaggia sulla sua autostrada, quella del vissuto, dei desideri, delle aspirazioni e delle delusioni.
Oggi è veramente tutto da rifare, da chiudere e conservare, da chiudere e consegnare. E’ esattamente come ci si sente in alcuni momenti della vita. Ci sono veramente avvenimenti, grandi o piccoli, non importa, che ti aprono nuove prospettive, che ti spingono ad aprirti a vivere.

Ancora poco e sono a casa, ma la mia mente è ancora là, su quella spiaggia, a camminare passi pesanti su sabbia bagnata. Fino a quel momento non pensavo. Avevo smesso di pensare, di riflettere, di agire. Solo routine, meccanismi ben oliati, che conosco fin troppo bene. Assaporavo il piacere di momenti sempre uguali e per questo sempre sicuri, era il bello di vivere una vita già vissuta, prevedibile ma senza shock. Ero riuscito a trovare un equilibrio, nella normalità, nell’apatia.
Ma non avevo fatto i conti con il destino e con le sue manifestazioni, anche quelle musicali.

Io non so dirvi perché ma quando il cd indica la traccia numero 6,mi sono dovuto fermare, ho dovuto cercare il titolo: “A chi dimentica”.
Sono crollato.

Piango, non è facile vedersi sbattere in faccia un proprio ritratto così ben definito, non è facile ritrovarsi descritti da una canzone in maniera tanto semplice e chiara. Non resisto al chiuso di questo abitacolo, le mie mani stringono il volante, sembrano volerlo sradicare.

Posso solo uscire, e vengo schiaffeggiato proprio da un’aria fredda e tagliente che “non è limpida ma mi ossigena”. Respiro a pieni polmoni e mi sembra di incamerare forze che io stesso non conoscevo, i pugni stretti come un bambino che mostra la sua forza a un mondo che senza conoscerlo già gli mostra avversità.

E’ vero che la mia natura è la paura di vivere, di lasciarsi andare, di sognare. Perché ci adagiamo?Perchè calziamo scarpe sempre troppo strette che ci fermano, ci bloccano, ci rendono pesanti, che ci impediscono di muoverci in ogni direzione. E il paradosso è che quelle scarpe le abbiamo scelte noi, le abbiamo volute così. Potevamo decidere se camminare a piedi nudi sulla sabbia, magari lentamente, appesantiti da uno sforzo superiore alle nostre aspettative, ma avremmo lasciato dietro di noi orme nitide di sensazioni indelebili, di emozioni indimenticabili. Spesso ci chiediamo cosa sarà di noi, e mai abbastanza ci domandiamo cosa stiamo facendo ora, cosa abbiamo lasciato gli altri, se ogni giorno è stato alla fine un giorno di gloria. Troppe volte buttiamo i giorni in nome di una presunta serenità. E se fosse veramente tutto da rifare?Trovare la forza di chiudere quei stretti passaggi della mente che ci impediscono di vivere apertamente i nostri desideri più naturali, di soddisfare le nostre ambizioni, i nostri desideri.

Forse non è necessario neanche iniziare di nuovo, cambiare radicalmente, basta capire che il cambiamento è crescita, e che crescere è cambiare, evolvere verso un punto più in alto, più vicino a noi stessi, più consono all’idea che abbiamo di noi stessi.

Perché troppo volte la mattina dopo un sorso di caffé ci si domanda se siamo felici, e dobbiamo avere la prontezza di rispondere sì perché siamo vivi e viviamo perché siamo felici , consumiamo ogni emozione con intensità, a volte anche troppa, ma mai con distacco.

Tutto quello che può succedere è poi tutto quello che resta, e quindi dobbiamo fare in modo che quelle scarpe che scegliamo per la nostra camminata nella vita siano comode e resistenti.
Devono permetterci di scivolare sulle distanze come le parole di queste canzoni dei Velvet ci danno la possibilità di scivolare verso le carezze del cuore che danno un senso all’esistenza.

Perché prima o poi quel pugno stretto di bambino si aprirà a stringere altre mani. E quello sarà il momento in cui ci sarà sempre da perdere ma ne varrà la pena. Anche fosse solo per vivere quel istante.

Fabio Siri

fabiosiri@inwind.it

 

WEBSITES: www.velvetband.it

 

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Ideazione e realizzazione Airaldi Giacomo - Luogo di pubblicazione: Italia - Hosting by: Aruba.it- Update: 17-Mar-2007